L’ho letto su internet

L’ho letto su internet

Ore 9.00, classe prima liceo (scientifico, linguistico, scienze umane, classico, artistico… non fa differenza), lezione di geografia astronomica, argomento: il satellite naturale della Terra. Immancabile lo studente che dall’ultima fila alza la mano: “Prof, scusi, ho letto su internet che non è vero che gli americani sono andati sulla Luna, hanno girato tutto in studio”. La risposta argomentata e documentata dell’insegnante non si fa attendere, ma lo scetticismo rimane, i volti di molti tradiscono un dubbio più che lecito: “Come faccio a sapere che è vero quello che dice lei e non quello che ho letto su internet?” Appellarsi all’ipse dixit sarebbe scorretto e diseducativo e poi, con quale autorevolezza? Bisogna ricorrere a fonti attendibili e fondate, ma come si fa? Il problema si presentava anche in passato con affermazioni simili: “L’ho visto in TV” o “L’ho sentito alla radio“. TV e radio erano (e sono) però strumenti meno sterminati.

Troppa informazione

Fino alla fine del secolo scorso reperire informazioni non era facile. Biblioteche, musei e archivi erano (e sono ancora) a disposizione di chiunque, ma in luoghi non sempre facili da raggiungere. Molte informazioni erano poi accessibili solo agli addetti ai lavori. Oggi le potenzialità degli smartphone sembrano coronare un sogno: ognuno può avere lo scibile umano sempre con sé, ovunque si trovi. Ma c’è l’altro lato della medaglia, un problema sconosciuto nei secoli passati: l’eccesso di informazioni disponibili. Il flusso di notizie è incessante e sempre foriero di novità apparentemente importanti, ma a ben vedere è davvero rara la loro effettiva urgenza. Non basta saper leggere e scrivere, bisogna saper navigare in rete e selezionare le informazioni. Si rischia di sprecare molto tempo viaggiando senza meta, raccogliendo qua e là dati e notizie, magari privi di fondamento. È meglio sapere già in partenza quali siti consultare e concentrarsi sulla selezione delle informazioni davvero utili. Per migliorare le proprie capacità di ricerca è importante conoscere l’abc dell’informazione digitale perché in rete si può faticare a trovare informazioni attendibili, nonostante siano presenti.

La rete mondiale di informazioni

Rete è la traduzione in italiano di web, abbreviazione di World Wide Web (www), termine che indica letteralmente la grande ragnatela mondiale di informazioni. Il web è l’insieme degli oggetti virtuali (ossia non “materialmente” esistenti) realizzato sfruttando le possibilità di internet. Internet è invece il nome con cui si designa un insieme esteso a tutto il mondo di computer collegati tra loro, dall’inglese interconnected networks cioè «reti interconnesse». In effetti, si tratta di un mezzo di comunicazione di massa che mette in connessione miliardi di computer i quali «dialogano» scambiandosi informazioni. Mentre internet è qualcosa di essenzialmente materiale (volendo, si potrebbero toccare i cavi e i computer che lo compongono), il World Wide Web non è un oggetto fisico, ma un insieme d’informazioni variamente codificate, una «ragnatela mondiale» d’iperoggetti (soprattutto siti web) collegati tra loro.

La proprietà più importante degli iperoggetti che formano la rete è la possibilità di effettuare collegamenti o link connettendo tra loro un’infinità d’informazioni. È questa la differenza fondamentale tra la rete e le biblioteche dell’era pre-internet. Una biblioteca contiene moltissime informazioni, ma questi dati sono fissati sulla carta, il World Wide Web invece è una sorta di serbatoio d’informazioni fluide. Inoltre nella rete non si trovano solo documenti scritti, ma anche immagini, filmati e suoni; il termine «iperoggetti» evidenzia proprio questa caratteristica multimediale. Un enorme bagaglio di conoscenza, ma anche un possibile labirinto dove è possibile smarrirsi e perdere molto tempo.

In rete tutti possono pubblicare

C’è un altro aspetto che distingue le informazioni contenute nel World Wide Web da quelle reperibili su libri, dischi e fotografie: molti contenuti possono essere modificati o creati dagli utenti della rete e non solo letti, ascoltati o osservati passivamente. La possibilità di interagire attivamente con la rete è l’essenza del web 2.0, l’evoluzione della prima versione della rete (o web 1.0) formata da siti che potevano essere visitati e consultati, ma senza interazione attiva. La rete è diventata una creazione collettiva cui tutti possono partecipare, diventando autori e/o fruitori dei contenuti.

L’esempio più rilevante di utilizzo interattivo della rete è Wikipedia, l’enciclopedia più grande che l’umanità abbia mai scritto. Wikipedia è creata da milioni di utenti/autori che vi scrivono nelle lingue più diffuse al mondo ed è accessibile in ogni momento, da qualsiasi luogo della Terra dove vi sia una connessione a internet. Anche le reti sociali online o social network, come Facebook, Twitter, Instagram, sfruttano l’interattività del web 2.0, in questo caso per permettere a milioni di persone di comunicare tra loro. La rete è perciò accessibile a tutti e chiunque può pubblicare ciò che ritiene opportuno. In un contesto come quello della rete le posizioni degli esperti in un argomento finiscono con l’avere lo stesso peso di quelle di chi non ha né competenze né autorevolezza.

Navigare e cercare nella rete

I contenuti del web sono informazioni digitalizzate, comprensibili solo a chi conosce il linguaggio dei computer. Un utente generico, per muoversi o «navigare» nella rete, deve utilizzare un programma che renda accessibili quelle stesse informazioni. Un programma di questo tipo è un «navigatore» o browser; tra i browser più utilizzati vi sono Google Chrome, Mozilla Firefox, Internet Explorer, Safari e Microsoft Edge programmi con un’interfaccia che permette di «approdare» ai siti richiesti.

Lo strumento più importante per una generica ricerca in rete è invece il motore di ricerca. Esistono molti motori di ricerca ed è frequente che qualche tecnico informatico ne inventi uno nuovo. Tra più comuni vi sono Google, Yahoo, Bing, Istella. Questi programmi scansionano miliardi di pagine a ogni richiesta (o query) di un utente e restituiscono in tempi rapidissimi un elenco di siti in qualche modo inerenti alla richiesta. Gli oggetti che si trovano con questi sistemi possono essere milioni e saranno ancora più numerosi se la query è generica, mentre si riducono se si è più precisi ed esigenti. La logica con cui il motore di ricerca recupera dati è complessa e non garantisce l’affidabilità della fonte, inoltre ogni motore di ricerca esplora un gran numero di siti, ma non la loro totalità. L’ordine con cui appaiono gli indirizzi web nell’elenco dei risultati di ricerca non è un ordine di attendibilità, ma si basa su algoritmi complessi e in parte riservati. Inoltre il posizionamento dei risultati può essere sponsorizzato trasformando l’esito in qualcosa di simile a un’inserzione a pagamento. I risultati della ricerca sono elencati in pagine successive e ognuno è composto da un titolo che è anche un link al sito, dall’indirizzo web e da una breve didascalia che evidenzia la parole contenute nella query, ma non un riassunto del sito in oggetto.

Esistono anche motori di ricerca finalizzati al reperimento di pubblicazioni accademiche che utilizzano primariamente la letteratura universitaria. Tra i più noti ci sono Google scholar che fornisce risultati di ricerca su varie discipline e risorse, compresi tesi, libri e articoli divulgativi di vario genere e attendibilità, Science direct, specializzato in letteratura scientifica con libero accesso a materiale proveniente da Università o da altre organizzazioni e Pubmed specializzato in pubblicazioni biologiche e biomediche. Le informazioni che si reperiscono con i motori di ricerca specializzati sono più pertinenti, ma generalmente poco divulgative.

Il web fornisce notizie interessanti, ma anche spazzatura: distinguere non è facile.

Se si vuole effettuare una ricerca in rete è importante essere sicuri dell’affidabilità della fonte. Chiunque può creare un sito, perciò sul web si trovano inesattezze, pseudoscienza, propaganda, pubblicità commerciale e falsità. Esistono molti siti pensati per convincere l’utente a fare acquisti, a condividere opinioni politiche o religiose, a unirsi a gruppi che hanno finalità opinabili. A volte le informazioni scorrette sono persino create in malafede. Saper valutare un sito web è il primo passo per una consultazione consapevole. La ricerca di dati attendibili non deve rivolgersi, almeno in prima istanza, né a siti costruiti da singole persone né a siti non istituzionali. Trovare informazioni precise in rete non è un’impresa facile. Anche quando le ricerche si facevano principalmente nelle biblioteche, bisognava essere sicuri che il testo consultato fosse affidabile.

Nella scheda tratta dal terzo volume di BIOgrafia che trovate di seguito si trovano alcuni suggerimenti utili per valutare un sito e i suoi contenuti.

Cercare informazioni in rete senza una logica precisa è come sperare di trovare un falegname suonando campanelli a caso in una grande metropoli: per trovare la persona giusta bisogna saper usare un sistema di ricerca (in rete il motore di ricerca) oppure conoscere l’indirizzo esatto (in internet l’indirizzo web).

Gli indirizzi web

I siti web hanno sempre un indirizzo inequivocabile, costruito secondo regole stabilite. Saper leggere un indirizzo è un modo per trovare ciò che si cerca senza perdersi.

La sequenza di caratteri che individua l’indirizzo di un sito web è la sua URL (Uniform Resource Locator), identificata da una scritta che appare solitamente in una barra alta sulla finestra del browser. Un esempio può essere il seguente:

https://laricerca.loescher.it/quaderni/i-quaderni-della-ricerca.html

Per leggere un indirizzo bisogna prima identificarne le varie parti, che sono divise dal carattere tipografico / (barra, in inglese slash). Generalmente si trova prima di tutto http://, una scritta che precede l’indirizzo vero e proprio, indica il protocollo (HyperText Transfer Protocol) che il browser deve utilizzare per tradurre le informazioni contenute nel sito e trasformarle in ciò che si vede a video.

In questo caso l’indirizzo web, simile a molti altri, è così composto:

https://laricerca.loescher.it/: principale del sito, dove si trova la pagina che si sta visitando, è solitamente l’indirizzo del server del sito;

quaderni/: l’ulteriore scritta indica una sezione più specifica del sito, in questo caso quella dedicata ai numeri monografici;

i-quaderni-della-ricerca.html: conduce alla pagina con l’elenco di tutti i numeri dei quaderni della ricerca.

Le indicazioni, dunque, sono del tutto analoghe a quelle di un indirizzo tradizionale, quello che si scriverebbe su una busta di carta: permettono di seguire un percorso, a partire da un «luogo» più generale cui appartiene la località desiderata (come lo stato), fino al dato esatto che ne permette la localizzazione (come il numero civico).

Così come non è possibile conoscere tutti i libri o le opere d’arte del mondo, nessuno potrà mai essere informato su tutti i siti presenti nel web, ma saperne valutare l’indirizzo è un primo passo per una navigazione utile e ben orientata.

Tutto quanto abbiamo scritto è scontato per le giovani generazioni? È altrettanto scontato quanto lo era il meccanismo di funzionamento e di ricezione del segnale di un televisore a tubo catodico per una persona nata negli anni Cinquanta o Sessanta: quasi tutti guardavano la televisione senza sapere cosa fossero il tubo catodico o le onde radio ricevute dall’antenna. Oltretutto l’avvento delle applicazioni attivate con un semplice tocco sulla superficie di un monitor ha reso ancor più rari i giovani che conoscono software e hardware.

Dunque quando l’interlocutore attacca con “Ho letto su internet che…” la risposta più utile per educare gli allievi al pensiero critico sulla verifica di fatti e notizie sarebbe in realtà un invito alla riflessione, con domande quali: “L’hai letto in rete, dove? Su quale sito? A quale indirizzo? Quanto è attendibile questa fonte? Come l’hai individuata?” Preparare gli studenti a rispondere nel migliore dei modi a questi interrogativi è una sfida per gli insegnanti dell’era internet.

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